[Premessa. Le scuse che ho raccolto in questo post si riferiscono alla scrittura per uso privato, per cui anche le argomentazioni per smontarle restano circoscritte all’ambito della scrittura per sé. Sono, però, le stesse scuse che ci raccontiamo anche quando scriviamo per essere lette. A cambiare potrebbero essere solo le argomentazioni per confutarle]
Anche se scrivo per lavoro tutti i giorni, la pratica privata della scrittura è un’altra cosa. È quel momento tutto mio in cui sono sola con i miei mondi immaginari e immaginifici. Negli ultimi mesi ho smesso, quasi senza accorgermene, di scrivere sul mio journal e sui miei quaderni. Il motivo è che non avevo tempo: troppe scadenze di lavoro e impegni della vita quotidiana mi facevano arrivare in affanno a fine giornata. Possibile, però, che non riuscissi a trovare nemmeno dieci minuti da dedicare alla scrittura?
Era senza dubbio una scusa. E per dimostrarlo, ho ricominciato a scrivere tutte le mattine, prima di accendere il pc. Per una settimana ho impostato un timer da dieci minuti “sacrificando” per la scrittura una delle mie pause tè. Adesso non ho più bisogno del timer: mi prendo la mia mezz’oretta per scrivere e mi immergo nel lavoro con un’energia vibrante.
Non avere tempo è solo una delle scuse che ci raccontiamo per non scrivere. La tua è tra queste cinque?
#1. Non sono brava
Diciamolo subito: il talento esiste. Ci sono persone più portate di altre in un determinato campo, persone che hanno più dimestichezza con la manualità, altre con le idee creative, altre con i calcoli matematici. Eppure, tutto si impara. Per quanto tu possa essere negata, se ti ci metti con impegno e provi e riprovi, alla fine riuscirai anche a fare cose che non avresti mai immaginato. Quando ero alle scuole elementari, la mia classe doveva realizzare per la festa della mamma una presina all’uncinetto. Io tiravo talmente tanto la lana che le mie presine erano rachitiche, tutte storte, mentre quelle di Carmine, il mio compagno di banco, erano morbide come il pelo di un gatto persiano. Con l’aiuto della maestra sono riuscita a regalare a mia madre una coppia di presine passabili, ma ancora sgraziate. Non mi sono arresa: ho passato tutta l’estate a esercitarmi. Alla fine ho capito cosa sbagliavo e sono diventata la regina delle presine all’uncinetto, tanto che le ho regalate ad amici e parenti (non proprio contentissimi).
Non è vero che non sei brava, forse hai solo bisogno di esercitarti di più. E poi, che te ne importa: se scrivi per te stessa, la bravura è un dettaglio trascurabile.
Prova così. Se non ti ho convinto con l’avvincente aneddoto sulle presine e credi ancora che per scrivere ci voglia talento, ti sfido a provare: scrivi 10 minuti al giorno per 3 mesi. Poi mi dirai com’è cambiata la tua idea di talento rispetto alla scrittura.
#2. Non mi sento ispirata
Immagina un film qualunque, in cui a essere protagonista è uno scrittore o una scrittrice. Se ne sta per ore, giorni, alla sua scrivania, meglio se in un cottage in campagna isolato dal resto del mondo. All’improvviso, il genio: la luce divina si impossessa di lui o lei, sotto forma di un’illuminazione folgorante. Il libro è pronto in una notte e quasi si scrive da solo. Ecco spiegata l’ispirazione. Questo tipo di narrazione è quella che ci inguaia e ci fa pensare che il requisito per scrivere un libro — o, nel nostro immaginario più esteso, un qualunque testo — sia ‘sta benedetta ispirazione. La verità è che l’ispirazione non esiste. Per scrivere bisogna scrivere, riscrivere, buttare via, starsene per un po’ a guardare la pagina bianca, magari. La scrittura è una pratica che richiede esercizio costante. Se non hai mai visto la Madonna, ti rassicuro: è normale.
Non è vero che non sei ispirata, forse non hai trovato un tema che ti interessi o ti motivi.
Prova così: fai una lista di argomenti che ti appassionano e di cui scriveresti volentieri. Sondare gli abissi del proprio io non è l’unico modo per scrivere di sé. Una volta che avrai la tua lista, prenditi i tuoi 10 minuti e scrivi. Altro che ispirazione!
#3. Non ho nulla da dire
Partiamo con un paio di cliché, che ogni tanto ci possono aiutare a confutare convinzioni:
- Teorema. Tutto è già stato detto
- Postulato. Ma nessuno l’ha mai detto come lo diresti tu.
OK, sì, è stato dimostrato e siamo d’accordo. Possiamo andare oltre? Io credo che questa scusa nasconda un giudizio, che suona più o meno così: “sono una persona normale, ho una vita ordinaria e noiosa. Nulla di ciò che mi riguarda merita l’immortalità”. Ecco, fermiamoci un momento: quand’è stato che abbiamo imparato che solo gli eventi enormi meritano di essere raccontati? Io credo, invece, che ogni persona sia un universo da esplorare. Abbiamo esperienze, emozioni, tic, sogni infranti, paure e ossessioni degni della massima attenzione e curiosità.
Non è vero che non hai nulla da dire. Abbi il coraggio di far emergere il tuo sguardo sul mondo, trova la finestra a cui affacciarti.
Prova così. Pensa a un argomento su cui hai un’opinione diversa rispetto a quella diffusa. Può essere qualcosa di molto piccolo. Poi scrivi un’arringa per perorare la tua causa, anche se non la leggerà nessuno. Dicevamo: e tu saresti quella che non aveva nulla da dire?
#4. Non ho tempo
Potrei darti un compito e chiederti di monitorare (e cronometrare) una tua giornata-tipo, segnando su un foglio tutte le attività che compi con le relative tempistiche. Per esempio, se fosse la mia giornata, il mio resoconto sarebbe di questo tipo:
8:00-8:30 faccio colazione
8:30-9:00 mi lavo, mi vesto, mi preparo
9:00 inizio a lavorare
9:15-9:30 prima pausa tè (di una lunga serie).
E così via. In questo modo scopriresti quanto tempo perdi… ehm… impieghi in attività di cui potresti fare a meno e che potresti impiegare nella scrittura. La verità è che, se possiamo scegliere di impiegare il nostro tempo in due attività, sceglieremo quella che ci piace di più o che ci sembra più divertente e rinvigorente.
Non è vero che non hai tempo di scrivere. Forse potresti far diventare la scrittura una buona abitudine. O, ancor meglio, potresti trasformare la scrittura in un’attività piacevole. E qui ti rimando alla scusa n. 5.
Fai così. Punta un timer da 10 minuti e scrivi tutte le mattine sul tuo journal. Se non hai idee e temi che questo ti farà perdere altro tempo, scrivi la prima cosa che ti viene in mente in stile flusso di coscienza, senza mai posare la penna o fermarti a riflettere. Ti assicuro che vorrai prenderti ancora più tempo.
#5. Non mi piace scrivere
Scrivere non è un obbligo. Magari sei un tipo più visivo, per cui preferisci esprimere la tua creatività attraverso la fotografia, i video, il disegno. Ci può stare: siamo persone diverse e possiamo scegliere linguaggi comunicativi diversi. Ti chiedo, però, di rispondere a una domanda: quando hai deciso che scrivere non ti piaceva? Perché se sei ferma ai tempi dei pallosissimi temi scolastici, magari con lo zampino di un, o una, prof col pre-giudizio facile, che aveva deciso che scrivere non faceva per te (vedi punto 1), allora ti invito a dare alla scrittura un’altra possibilità. Scrivere può essere un’attività giocosa e divertente, profonda e introspettiva, goliardica e collettiva. Scrivere è tenere un diario della felicità, una capsula del tempo, un quaderno di liste, una fanzine scapigliata. Scrivere è uno strumento che puoi usare tutte le volte che hai bisogno di fare chiarezza, di esprimere un punto di vista, di fermare un ricordo prima che svanisca. Scrivere è un potere che appartiene a ogni persona: non perdere l’occasione di usarlo.
Non è vero che non ti piace scrivere. Può darsi che tu non abbia ancora trovato il modo di esprimere la tua meraviglia. Non mollare (e, intanto, la cancelleria colorata può incentivare la ricerca).
Fai così. Prendi un quaderno A6 e portalo sempre con te. Tutte le volte che vedrai qualcosa che ti colpisce per la sua bellezza o che ascolterai un discorso bizzarro o che assaggerai un cibo che ti delizierà le papille gustative, annotalo sul tuo taccuino. Inizia dal minuscolo e costruisci il tuo scrigno della meraviglia portatile.