Ho difficoltà a raccontarmi online perché mi sembra di essere egocentrica o troppo autoreferenziale. Questa paura accomuna molte delle mie clienti freelance, soprattutto quelle introverse, che non amano stare sotto i riflettori. In generale pensano che:
- non hanno niente da dire
- non hanno storie interessanti da raccontare
- raccontarsi — e quindi parlare di sé nell’ottica di fare personal storytelling — sia quasi un’esibizione di sé e della propria vita.
Le persone egocentriche e autoreferenziali non si porrebbero mai il problema: vorrebbero avere l’attenzione su di sé, spesso parlando di aria fritta. Questa paura nasconde quasi sempre un tema di mindset: alzi la mano chi è cresciuta a pane e le-donne-devono-restare-nell’ombra (io mi sto sbracciando). C’è, però, un fondo di concretezza nella paura di essere autoreferenziali: se non hai ben chiaro di cosa parlare, rischi di raccontare i fatti tuoi senza sapere perché. E quindi, come puoi raccontarti online facendo in modo che quel racconto sia utile per te e per il tuo pubblico?
Perché è importante raccontare la tua storia
Se sei una freelance o una solopreneur, il tuo business sei tu: la tua audience e la tua potenziale clientela vogliono sapere chi sei e farsi un’idea del tuo stile di vita, hanno bisogno di identificarsi nei tuoi valori e capire se possono fidarsi di te. Se pensi che le storie che hai da raccontare sono poco interessanti, sappi che ti sbagli. Le persone amano conoscere i retroscena, sbirciare il lavoro dietro le quinte, sapere come sei arrivata a fare quello che fai oggi, qual è stato il tuo percorso, le difficoltà che hai affrontato, i tuoi punti di svolta. Le storie hanno questo potere magico: ti rapiscono perché creano immagini in cui chi legge può immedesimarsi. Le emozioni sono universali, quando crei un testo emozionale stai parlando un linguaggio che chiunque può comprendere. Le storie personali hanno un doppio vantaggio:
- sono basate sulla tua esperienza, quindi sono originali, eserciti su di esse una sorta di diritto di copyright
- sono naturalmente emozionali e non appariranno mai artificiose perché, avendole vissute in prima persona, hai un coinvolgimento emotivo diretto e sempre vivo nei tuoi ricordi.
L’importante è imparare a raccontare le tue storie personali in modo strategico nel tuo storytelling su Instagram, nel blog o nella newsletter.
Su quali temi puoi basare il tuo storytelling?
Faccio una premessa che non mi stancherò mai di ripetere: prima di decidere cosa raccontare di te, è opportuno che tu stabilisca i tuoi confini e selezioni a monte gli argomenti con cui ti senti a tuo agio. Hai a disposizione una serie di opzioni, piuttosto generiche, che sono personali senza però scendere troppo nel privato. Parti dai punti di contatto con la tua cliente ideale:
- gli interessi comuni
- le tue passioni
- i tuoi valori
- il modo in cui passi il tempo quando non lavori
- il dietro le quinte della tua attività (come nasce un progetto, cosa ti ispira…)
- le cause che ti infiammano e che difendi.
Tutti questi temi ti aiutano a coinvolgere la tua community e a renderla partecipe del tuo mondo. Quando ti racconti sui social, stai creando un mondo immaginario in cui accogliere persone che risuonano con te: fa’ in modo di attirare proprio le clienti con cui vuoi lavorare e colleghe e altre professioniste affini a te per approccio e valori condivisi. Non cercare di piacere a tutti: è una sfida persa in partenza. Concentrati sulle persone con cui vuoi davvero avere uno scambio.
Non dimenticare mai gli obiettivi del tuo storytelling
Una storia personale non è una storia auto-riferita. Non dovrebbe parlare di te, anche se la protagonista sei tu. Dovrebbe essere una storia in cui chi legge possa calarsi e immaginare di essere al posto tuo. Pensala come una parabola, alla fine della quale, se vuole, la tua audience può trarre un insegnamento, una riflessione, un concetto che resta impresso e che può portarsi a casa. Anche se chi ti legge non ha vissuto esattamente la stessa esperienza, può vedersi in una situazione simile. Magari perché ha provato lo stesso stato d’animo o perché sa cosa vuol dire perdere qualcosa di importante, fare una scelta difficile, fallire, trovarsi di fronte a un bivio. Ricordati che lo storytelling è una tecnica al servizio del business, ecco perché quando ti racconti devi sapere qual è l’obiettivo di quel racconto. Te lo dico: ha poco senso che il tuo obiettivo sia semplicemente aprire il tuo cuore. Certo, un racconto fatto di pancia crea empatia ma è un’emozione fine a sé stessa e non serve né a te né al tuo pubblico. Un buon obiettivo, invece, è pensato avendo come riferimento l’utente finale, ossia chi leggerà il tuo testo.
Alcuni obiettivi di storytelling utili a te e al tuo pubblico:
- Motivare la tua community e creare un legame con essa, in modo tale che con il tempo diventi la tua fan base. Sono i post che invitano a non arrendersi, a seguire i propri sogni o a non scoraggiarsi di fronte a una sconfitta, per esempio.
- Infondere nelle persone speranza / incoraggiare. Sono le storie del tipo “io ce l’ho fatta, puoi farcela anche tu”.
- Portare la tua audience a pensare in modo diverso / mostrare un’altra prospettiva. Sono tutti quei contenuti che spostano l’attenzione su un aspetto diverso da quello normalmente condiviso dalla massa. Esempio: tu vedi questa tua caratteristica come un punto di debolezza, hai mai pensato invece che può essere il tuo punto di forza?
- Accorciare le distanze tra te e il tuo pubblico e mostrare che anche tu sei umana e puoi inciampare. Occhio a questi tipi di contenuto: ricordati che non devi mai perdere l’autorevolezza. Puoi raccontare qualcosa che ti è successo e la lezione che hai appreso / come sei uscita da una certa situazione.
Se poni il focus su uno di questi obiettivi, ogni storia personale che racconti avrà te come protagonista ma tu sarai come un personaggio di una narrazione in cui la tua potenziale cliente potrà sostituirsi nella sua immaginazione.