Qualche giorno fa mi sono iscritta a “Semi di cumino”, il corso di scrittura creativa organizzato e tenuto da Lorenzo Naia, meglio conosciuto come La Tata Maschio. L’ho fatto perché mi piace scrivere. Ecco, l’ho detto: scrivere mi piace, mi nutre, mi dà gioia, mi fa sentire viva. Mi sono iscritta a un corso di scrittura creativa perché mi sono concessa il permesso di dare spazio al piacere nella mia routine quotidiana. Perché so che coltivare il piacere è importante almeno quanto assolvere al dovere. Anzi, concedersi dei momenti da consacrare (e non uso un termine a caso) a una passione è la condizione sine qua non per fare tutto ciò che dobbiamo fare. Prima il dovere o il piacere è una questione fuorviante, un po’ come la storia dell’uovo e della gallina. La chiave è dare al piacere la stessa importanza che diamo al dovere. Imparare giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, a costruire un equilibrio tra dovere e piacere che abbia senso per noi.
Il dio dovere
“Prima il dovere e poi il piacere” è una di quelle massime, spacciate come perle di saggezza universali e indiscutibili che sono ormai entrate nell’inconscio collettivo. È come un rumore di fondo che interferisce con il nostro modo di stabilire le priorità e condiziona le nostre scelte, quando si tratta di concedersi un piacere. In fondo in fondo, lo pensiamo tutte che il piacere è un accessorio di cui possiamo fare a meno, che non ha ragione di trovare spazio nelle nostre giornate. Ma il dovere sappiamo bene cos’è, lo veneriamo come fosse una divinità a cui offrire tributi e sacrifici. La nostra settimana è costruita sulle cose che dobbiamo fare, dal lavoro alle incombenze più o meno urgenti. Ci carichiamo di impegni improcrastinabili, che appesantiscono il nostro entusiasmo e prosciugano le nostre energie. Non stacchiamo mai, perché lo sappiamo: del piacere si può fare a meno.Perché facciamo fatica a mettere prima il piacere?
Ma perché siamo così devote al dio dovere e siamo, di contro, così poco inclini a indulgere (nemmeno questo termine è casuale) al piacere?- Pensiamo che essere adulte implichi delle rinunce. E le prime cose a cui siamo disposte a rinunciare, senza neanche battere ciglio, sono quelle che più ci piacciono. Perché abbiamo smesso di chiederci “Cosa mi fa brillare? Cosa tiene accesa la mia scintilla?”.
- La vocina stronza ci dice che non siamo abbastanza brave. Le cose che ci piacciono non devono per forza essere quelle in cui riusciamo bene. Ho rinunciato alla scrittura per anni e anni perché pensavo di non essere brava abbastanza, spostando completamente il focus dal piacere alla competizione (con chi ero in gara, poi, Mortifera me lo deve ancora spiegare).
- Il divano è un posto comodo e accogliente. Dedicarci alle nostre passioni implica mettersi in gioco, sfoderare coraggio, spesso anche spostarsi fisicamente da un posto a un altro. E a casa, al calduccio, si sta così bene! Perché dovremmo pensare al piacere dello spirito se possiamo stare “comode” senza alcuno sforzo?
- Ci raccontiamo che non abbiamo tempo. Insomma, dai, con tutte le cose che dobbiamo fare, dove lo troviamo pure il tempo per il piacere?
Prima il piacere: qualche suggerimento
Come puoi fare per contenere la tendenza a mettere il dovere prima di tutto?- Fai una lista di ciò che tiene accesa la tua scintilla. Spesso non sai nemmeno quali sono le attività che ti danno gioia e, se si tratta di pensare alle tue passioni, ti vengono in mente le solite cose, quelle che piacciono a tutti. Fai un elenco di tutte le attività che ti piacevano da ragazzina. Forse amavi disegnare? Potresti riprendere quella passione iscrivendoti a un corso di disegno. Adoravi colorare senza uscire dai bordi? Compra dei pennarelli e un libro di mandala e rilassati a colorarlo. Ballavi come una matta scatenata tutte le volte che sentivi una canzone dance? Iscriviti a un corso di Hip Hop. Oppure, parti da zero: cosa ti piacerebbe provare, cosa stuzzica la tua curiosità? Prova qualcosa di nuovo e mettiti alla prova. Non è mail troppo tardi per scoprire una passione.
- Usa le passioni come incentivo. Se hai difficoltà a mettere in discussione la credenza “prima il dovere e poi il piacere”, e ti è utile continuare a ragionare in termini di prima e dopo, puoi provare a riformularla. Potresti decidere che il tuo motto è: “dopo il dovere, mi merito il piacere”. Concediti i momenti dedicati alle tue passioni come ricompensa per tutto il lavoro che fai. In questo modo, il tuo momento di piacere avrà una doppia valenza: sarà un premio che ti ricorda quanto sei brava a portare a termine tutti i tuoi doveri quotidiani – e non è scontato; in più, il pensiero del momento di piacere che hai deciso di concederti sarà un incentivo, che ti motiverà tutte le volte che dovrai svolgere un lavoro noioso e pesante.
- Cambia le parole con cui ti racconti la realtà. Tieni traccia per una settimana di tutte le volte che durante la giornata pronunci le parole devo e dovrei. La cultura del dovere è talmente radicata in noi che spesso usiamo il verbo dovere in automatico, anche per delle attività neutre o piacevoli. Pensa a quando dici “devo fare la spesa” o “devo andare dal parrucchiere”. Le parole creano la nostra realtà. Sforzati, allora, di sostituire i devo e i dovrei con voglio e vorrei, oppure a ometterli (faccio la spesa, vado dal parrucchiere). È un esercizio che, protratto per un lungo periodo, depotenzierà il senso di dovere.
- Fai spazio al piacere e mettilo in agenda. Nelle nostre giornate nulla esiste se non è inserito nel planning. Ricordati di inserire nella tua pianificazione il momento per il piacere. E stabilisci che non è sacrificabile. Se fai fatica a rispettare il tempo da dedicare alle tue passioni, prendi degli impegni fuori di casa, a pagamento. Così, il fatto di dover uscire e di perdere dei soldi se non lo fai, contribuirà a farti attivare. Io, ad esempio, mi sono iscritta a un corso perché mi conosco e so che, se non faccio così, non mi concedo di staccare.