Quando il perfezionismo ti blocca nel journaling

Ma davvero non stai facendo journaling perché non ti piace la tua grafia? O perché non riesci a decorare il tuo journal come le YouTuber o le TikTocker super wow? Mannaggia, hai proprio un bell’attacco di perfezionismo.

Piacere, sono il perfezionismo

Il perfezionismo è quella vocina subdola che ci sussurra: “devi essere impeccabile”, anche quando si tratta di un’attività — quella del journaling — che è per definizione privata. E quando la ascolti, quella voce, inizi a tentennare, a procrastinare. Ti blocchi. E ciao ciao journaling.

Quando anche il journaling diventa una performance

Il journaling dovrebbe essere una stanza tutta per sé, uno spazio da dedicare al proprio benessere. Ma può diventare l’ennesima performance, l’ennesima attività in cui dobbiamo essere bravissime — e dimostrarlo perché, senza una validazione esterna, che siamo brave a fare?

La familiarità con i social media ci ha abituato a fare ogni cosa come se fossimo continuamente osservate. Anche se ci raccontiamo che no, vogliamo fare journaling solo per noi stesse, la verità è che siamo spesso condizionate da un ipotetico sguardo esterno e giudicante. Ancora una volta ci convinciamo di non essere “abbastanza” e lasciamo perdere, pure il journaling.

Il perfezionismo nasconde una paura

Forse la paura che qualcuno ci legga e possa ridere di noi. Forse la paura di guardarci dentro e scoprire qualcosa che non ci piace. Non so quale sia la tua paura, ma so che il perfezionismo, spesso, è una forma di protezione.

Se anche tu hai rinunciato a fare journaling a causa del perfezionismo, ti invito a compiere un’azione coraggiosa.

Un atto d’amore imperfetto

Prendi un quaderno nuovo e scrivi una frase, la prima che ti viene in mente. Scrivila tutta storta, cancella, riscrivila. Fai questa dichiarazione d’amore a te stessa, imperfetta, umana.

È un atto liberatorio e potente darsi il permesso di essere imperfetta. Magari usando un pennarello scarico, pasticciando con la colla, lasciando una frase in sospeso. Il journaling non è un esercizio di stile. È un’esplorazione. Di te stessa, ma anche del mondo fuori di te. E ogni parola sbavata, ogni macchia, ogni scarabocchio può diventare una breccia.

5 modi per smettere di essere perfezionista quando fai journaling

Se la vocina del perfezionismo ti rompe le scatole, ecco alcune idee per aggirarla e tapparle la bocca. Alcune semplici, altre un po’ provocatorie. Tutte liberatorie.

  1. Usa un quaderno brutto.
    Uno dozzinale, con una carta poco pregiata. Così non avrai paura di rovinarlo e non sentirai di dover essere perfetta.
  2. Scrivi con la mano non dominante.
    La tua grafia sembrerà un geroglifico? Forse. Ma toglierà subito il giudizio di mezzo.
  3. Fai collage di errori.
    Ritaglia pagine strappate, biglietti scarabocchiati, appunti confusi. Incollali senza criterio. Guarda come prende forma l’imperfezione.
  4. Usa i colori a caso.
    Prendi due evidenziatori di colori diversi e sottolinea parole alla rinfusa. Il colore libera. Non avrà senso? Evviva!
  5. Dedica una pagina al caos.
    Una alla settimana. Una pagina dove tutto è concesso: errori, cancellature, disegnini, parolacce, macchie di caffè… Chiamala La stanza dell’imperfezione. Entra. Abitala.

Bonus: prova gli esercizi del libro Distruggi questo diario di Keri Smith. La tua vocina urlerà di orrore quando dovrai strappare una pagina e accartocciarla. O prendere a pedate il libro. Garantito.

Il journaling è una piccola rivoluzione

Se devi portarti a casa un solo concetto da questo post, che sia questo:
il tuo journal non deve piacere a nessuno. Non deve piacere nemmeno a te.

Non c’è una giuria a votare il journal più bello del pianeta. Non ci sono cuoricini, né like. Nel journaling ci sei tu e la pagina che terrà traccia di chi sei oggi, per la te del futuro. Comincia adesso: prendi il tuo journal e scrivi una frase che ti fa sentire imperfetta. E poi abbracciala. Scrivici intorno. O colora. O attacca stickers. Rendila parte della tua storia. Perché ogni pagina, bella o brutta, è una piccola rivoluzione: è un atto di presenza intenzionale.

[Se te lo stai chiedendo: sì, ti ho dato due volte lo stesso consiglio perché spero che ti venga una voglia irrefrenabile di prendere il tuo journal proprio ora, proprio adesso — e dai, prendilo!]

Come abbiamo affrontato il perfezionismo nel percorso “Una stanza tutta per me”

Il perfezionismo è stato uno dei temi della prima call di gruppo del percorso Una stanza tutta per me. Abbiamo parlato di come ci faccia comprare quaderni bellissimi che poi non usiamo perché non vogliamo “rovinarli”. Di quanto ci renda giudicanti nei confronti della nostra grafia, che non riteniamo “abbastanza bella”. Di come ci faccia selezionare — e censurare — le esperienze da scrivere nel journal, come se solo alcune fossero degne di essere ricordate. Ci siamo anche un po’ arrabbiate, perché ci siamo accorte che permettiamo al perfezionismo di limitare la nostra libertà di esprimerci.

E allora abbiamo deciso: basta perfezionismo. Abbiamo stabilito, tutte insieme, che avremmo passato i sei mesi del percorso a sperimentare, a giocare, a divertirci. E ad accogliere l’imperfezione come una tappa del nostro cammino verso la consapevolezza.

Se anche tu vuoi far parte del percorso Una stanza tutta per me, il prossimo gruppo parte in autunno 2025. Iscriviti alla lista d’attesa. Ti aspetto, con tutte le tue straordinarie imperfezioni.

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