Amare te stessa non è un dovere

Amare te stessa non è un dovere. Siamo tutte d’accordo sul fatto che sarebbe meraviglioso vivere in un mondo in cui ogni donna possa avere rispetto di sé e un’alta considerazione del proprio valore come persona, un mondo in cui ciascuna di noi sia in pace con il proprio corpo, non venga bullizzata né derisa né giudicata per il suo aspetto o per la sua personalità. Ma non viviamo nel paese delle meraviglie. Nel mondo in cui voglio vivere amare noi stesse è un diritto, non può essere l’ennesimo obiettivo sociale da raggiungere, se non vogliamo sentirci diverse dagli altri.

La strumentalizzazione dei concetti di self-love e self-care

Da quando sono diventati mainstream, i concetti di self-love e self-care sono stati banalizzati e svuotati del loro significato. I grandi brand hanno individuato un tema caldo — il senso di inadeguatezza che molte donne hanno iniziato a manifestare soprattutto rispetto alla percezione del proprio corpo — e l’hanno manipolato per sponsorizzare prodotti di vario tipo. Vuoi sentirti più sicura di te? Ti basta un rossetto, perché tu vali. Si è creata un’aspettativa sempre più pressante rispetto a queste tematiche. E l’ambito variegato della crescita personale ha cercato di far fronte al disagio creato da questa pressione — perché è innegabile che amarsi sia fondamentale. Online trovi migliaia di articoli su come fare ad amarti, con consigli più o meno sensati, più o meno pratici, certo pieni di buone intenzioni.

Cosa vuol dire per te amarti?

Qual è la conseguenza? Che in tutto questo marasma di messaggi continui, ci convinciamo che abbiamo qualcosa che non va, che se non somigliamo a certe figure di riferimento che vengono spacciate come modelli, non ci stiamo amando, non ci prendiamo abbastanza cura di noi. In tal modo si nega un’evidenza che, dal mio punto di vista, è imprescindibile: che siamo tutte uniche, che ciascuna ha il proprio percorso e che amarsi può voler dire qualcosa di diverso per ognuna di noi. Invece, se continuiamo a guardare fuori di noi, siamo portate a pensare che esistano standard e regole universali, dettami da seguire, equazioni infallibili. Ti sei mai chiesta cosa vuol dire per te amarti? Perché fin quando resta un concetto aleatorio o coincide con una definizione che hai sentito da qualche parte, non riuscirai a farlo a modo tuo.

La cantautrice e rapper Lizzo, esponente del movimento Body Positive, in un post sulla rivista online Think, scrive:

I don’t think that loving yourself is a choice. I think that it’s a decision that has to be made for survival; it was in my case. Loving myself was the result of answering two things: Do you want to live? ‘Cause this is who you’re gonna be for the rest of your life. Or are you gonna just have a life of emptiness, self-hatred and self-loathing? And I chose to live, so I had to accept myself.

(Non credo che amarti sia una scelta. Penso che sia una decisione che devi prendere per la tua sopravvivenza; è stato questo il mio caso. Amarmi è stato il risultato della risposta a due domande che mi sono posta: Vuoi vivere? Perché sarai così per il resto della tua vita. O vuoi limitarti ad avere una vita vuota, piena di odio e disprezzo per te stessa? Siccome ho deciso di vivere, mi sono dovuta accettare).

Che vai bene come sei puoi deciderlo solo tu. E non certo perché lo leggi su una rivista femminile o perché te lo dice il messaggio di una tisana.

Perché lo fai, disperata ragazza mia?

Ci si può fare davvero male, in modo del tutto intenzionale. Puoi convincerti che non meriti di essere amata, che non sei abbastanza brava, bella, intelligente, colta, originale (o altri aggettivi a scelta), puoi auto-sabotarti, fallire di proposito, mandare a puttane qualcosa a cui tieni moltissimo. Sono tutti modi di odiarsi e la lista non è nemmeno esaustiva.

L’odio per me stessa l’ho manifestato in varie forme, alcune evidenti, altre più subdole e sofisticate. Odiarmi per me ha sempre avuto a che vedere con la negazione dei miei bisogni, con la mancanza di ascolto di me, con la tendenza a nascondermi dietro falsi problemi. Vorrei poter dire che c’è stato un momento, una svolta, una riscossa che ha segnato il passaggio dall’odio all’amore per me stessa. Ma la realtà è che è avvenuto in modo graduale. Forse è stato per via dell’età, che ti fa rimettere in prospettiva priorità e temi esistenziali, forse per tutti i percorsi che ho fatto, i libri che ho letto, le persone che ho incontrato e le batoste che ho preso.

Oggi mi amo? Non sempre, ma il più delle volte sì. Mi amo anche se sono grassa, se la mia vita è tutt’altro che perfetta, se per molti aspetti sono ancora irrisolta. Mi amo tutte le volte che scelgo di soddisfare i miei desideri prima di quelli di qualcun altro, che riesco a non paragonarmi agli altri al fine di svalutarmi, che decido di fare una pennichella pomeridiana anche se ho un milione di cose da fare. Mi amo tutte le volte che mi guardo allo specchio e penso — sinceramente — “ma chi se ne frega”, tutte le volte che faccio qualcosa che è importante per me. Tutte le volte che instauro un dialogo interiore fatto di parole gentili e prive di giudizi.

A dirla tutta, non credo nella dualità di bianco e nero ma accolgo l’idea delle sfumature. Non credo che tra amarsi e odiarsi ci sia uno stacco netto, credo che ci sia una strada, differente per ciascuna di noi, costellata di esperienze e consapevolezze. Non credo nei cambiamenti improvvisi e repentini, credo nella fluidità del nostro modo di essere. Perché, anche nelle fasi in cui ti odi profondamente, c’è un momento, un singolo attimo in cui ti dici che, in fondo, non sei poi tanto male. E quel singolo frammento di lucidità, al netto di tutte le seghe mentali, basta a farti andare avanti.

Amarsi un po’

Come si fa ad amarsi? Da dove si comincia? Non ho ricette da applicare per ogni evenienza o facili soluzioni. Posso dirti un paio di cose che ho capito e che sono valide per me — e non è detto che lo siano anche per te.

  • Accettarsi è il primo passo, abbracciare e rivendicare il proprio modo di essere uniche. Ma anche questo è un processo.
  • Riconoscere e legittimare i propri bisogni è un altro passo importante. E detto senza mezze misure: essere consapevoli di ciò che ci fa star bene è ben diverso dall’essere egoiste.
  • Amarsi richiede tempo. Non basta leggere uno slogan o ripetersi davanti allo specchio quanto sei figa. Sono espedienti che aiutano ma solo se c’è una decisione di fondo molto chiara.
  • La psicoterapia è sempre una valida opzione. Non voglio farti la paternale ma mi preme che tu sappia che è una possibilità. Perché non prenderla in considerazione?
  • Anche evitare di ossessionarsi sull’argomento è una buona idea. Voglio dire: di solito non ci chiediamo ogni tre secondi “mi sto amando? A che punto è l’amore per me stessa?”. Anzi, nella maggior parte dei casi manifestiamo l’amore per noi stesse in molti modi di cui non ci rendiamo nemmeno conto.

Amare te stessa non è un dovere, né un traguardo da raggiungere e nemmeno una prova da superare. Amare te stessa è un diritto che devi sentirti libera di esercitare. Se in questo momento non ti ami — o credi di non amarti perché la tua definizione di self-love non coincide con quella più in voga — forse è una fase che hai bisogno di attraversare. Se è una fase funzionale alla tua crescita, se ti porta da qualche parte, puoi deciderlo solo tu. Nessun altro può dirti come affrontare il tuo percorso. L’unità di misura sei tu. E il modo in cui scegli di raccontarti la tua storia fa sempre la differenza.

Se pensi che le riflessioni contenute in questo post possano essere utili a una tua amica, inoltraglielo oppure condividilo sui social. Riformuliamo insieme, in modo più sano, il concetto di self-love.
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