Mortifera e la donna abitata

Mortifera è il mio darkside. Con lei ho iniziato un dialogo un po’ scanzonato, che mi ha permesso di conoscerla e di entrare in connessione con una parte importante di me. Mortifera è una ragazza poco più che adolescente, che ha uno sguardo disincantato sulla vita e un ego smisurato. Si esprime con espressioni colorite, attingendo talvolta al dialetto napoletano.
Nel dialogo di questo post, la mia cara Morty critica il fatto che mi sono sposata, facendo leva su un tarlo che esisteva nella mia testa: decidendo di sposarmi ho rinunciato alla mia libertà? Poi, però, il discorso svicola e scopro una verità sconvolgente…
DISCLAIMER: il linguaggio di questo post potrebbe urtare la tua sensibilità perché a tratti è un po’ sboccato. Ma si sa, al darkside non si comanda.

***

— Ci risiamo: ecco Morty che torna alla carica con uno dei suoi argomenti preferiti. È già da un po’ che me la meni. Potresti smettere? Grazie!


[È che non capirò mai perché ti sei sposata, alla fine. A parte che non capisco quando non segui i miei consigli. Eppure dovresti sapere che ho sempre ragione. Comunque, assodato questo, non mi capacito del fatto che tu possa aver rinunciato alla tua libertà]


— Siamo ancora qui a parlarne dopo più di quattro anni! E smettila di rompermi le scatole con questa storia, altrimenti non riuscirò mai a metabolizzarla. Non credo di aver rinunciato alla mia libertà, anche se a volte mi sento come in gabbia. Ma le gabbie me le costruisco io, no? O sei tu? Con le tue domande insistenti, asfissianti, snervanti. Lasciami in pace una buona volta, neh! O forse si scrive nè…Fammi controllare: Treccani attesta entrambe le grafie…


[Ah, e se lo dice Treccani possiamo stare finalmente tutti tranquilli! E poi smettila di spararti le pose usando espressioni piemontesi, che terrona sei e terrona resti]


— E chi se la tira! Guarda che mica mi vergogno di essere terrona! È solo che per me è una ricchezza avere la possibilità di imparare anche qualche parola del lessico indigeno e utilizzarla nel linguaggio quotidiano…


[Mi sono addormentata a metà della frase. Però interessante, eh! Bello! uh, che “freschezza”! E a proposito: devo dire che tuo marito è “frisco”. Ha proprio un bel culo, almeno questo]


— Per una volta concordo con te: ha decisamente un bel culo. Ma, soprattutto, ha un bel cuo…


[Eccheppalle!!! Ecco qua. Mo’ te ne esci di nuovo con il cuore, il cuore, il CUORE…È sopravvalutato!!! Devi essere pragmatica, stare in guardia. Il cuore rende indifesi. Quante volte te lo devo dire??? E infatti, da quando ti sei sposata, Nennella non si è più vista]


— E chi sarebbe Nennella?! Di chi parli?


[Lo sai di chi parlo. Per usare un’espressione new age (bleah!) la tua bambina interiore. Oh, s’è data, sparita! Secondo me sta ancora sotto il letto]


— Ma quindi tu la conosci, l’hai vista?! Ma…E com’è? Ci hai parlato?


[Oddio, bisogna spiegarti tutto! Possibile che tu ti conosca così poco? Che pazienza! Santa mi dovrebbero fare, santaaa! Com’è?! E come deve essere? È una bambina, avrà quattro o cinque anni. È sfuggente e taciturna. Ti ricorda qualcuno? Non ci ho mai scambiato due parole. Di solito, se vede gente, si nasconde o resta a debita distanza. L’ho vista disegnare qualche volta. E l’ho sentita canticchiare. Ma ti ripeto: è da tanto che non si vede in giro. Scommetto che sta chiusa in camera sua, sotto il letto, dove non la puoi trovare]


— Sono sbalordita e pure un po’ confusa: quando dici che è sotto il letto, in camera sua…Usi una metafora, suppongo.
[Ma quale metafora! Cioè: sei seria? Così inguaiata stai? Non dirmi che non hai mai visto quell’altra, Ectoplasma]


— Chiii???


[No, vabbè, guarda: questa la conosci, sono sicura. È quella specie di figura mitologica metà donna-metà striscione di incoraggiamento. La gatta morta che, quando devi affrontare una situazione nuova, prova disperatamente a incoraggiarti con quella vocina fioca che si ritrova. Per fortuna, è eterea e deboluccia, basta spintonarla leggermente o farle uno sgambetto e si toglie dalle palle. Meno male che ci sono io: se fosse per lei, starebbe lì ad alimentare la tua speranza. Ma ti rendi conto? Una pazza irresponsabile!]


— Queste tue rivelazioni mi inquietano…Ma si può sapere quante siete??? Non sarò mica schizofrenica…


[Sei la solita esagerata! Mario Merola ti fa un baffo! È questione di percezioni. Mettiamola così: immagina la tua interiorità come un palazzo, anzi una dimora d’epoca, con tante stanze, in ognuna delle quali vive un aspetto di te, una “versione” di te che ha determinate caratteristiche]


— Fammi indovinare: sarà come uno di quei castelli gotici, immersi nella bruma lattiginosa della brughiera inglese…


[Sfotti, sfó! Anche se così fosse, non sarebbe affatto male. E comunque, ora non vorrei sconvolgerti, ma devi sapere che non siamo mica tutte femmine. Ad esempio, c’è Bellicapelli, un tipo belloccio — niente a che vedere con tuo marito, che è molto meglio, diciamolo. È un po’ palestrato, se ti piace il genere. Comunque secondo me è ricchione]


— Mi meraviglio di te! Non credo che ricchione sia un termine politically correct: è offensivo e omofobo. Si dice gay.


[Mamma mia! E che sarà mai! Certo non volevo offendere nessuno, ci mancherebbe! È un po’ effeminato, diciamo così. E, considerando che dovrebbe essere la tua parte maschile, non so quanto questo deponga a suo favore]


— Sono sconcertata: mi fa un po’ impressione pensare che dentro di me vivono in sontuose stanze decadenti entità simboliche che incarnano (quasi letteralmente) aspetti e funzioni della mia personalità.


[E quanto la fai lunga! Sconcèrtati per altro, tipo aver detto ciao ciao alla tua libertà, sacrificata sull’altare del vincolo coniugale. Ti ricordo, comunque, che la tua condizione non è irreparabile e nemmeno irreversibile: esiste il divorzio. E non fare quella faccia da serial killer: te lo dico solo per dovere di cronaca. Devi conoscere tutte le opzioni]


— Prima o poi riuscirò a costruire un io forte e imperturbabile che non possa essere scalfito da nulla, nemmeno dalle tue parole. Anzi, sai cosa ti dico? Quel giorno sarai rinchiusa per sempre nelle segrete del castello gotico a vivere la tua eterna giovinezza senza potermi più rompere le palle. Sarà una liberazione!


[Quel giorno, allora, scenderemo nel gorgo muti, perché sarai morta! Per tua fortuna, non sono permalosa. Sei così irriconoscente! Certe volte penso che dovrei farmi i fatti miei e lasciarti in balìa degli eventi, priva di una guida, ad accumulare fallimenti e combinare cazzate]


— Non ti rispondo nemmeno. Mi faccio una grassa risata. Che magari, se mi va bene, una risata ti seppelliràahahahahahahah!!!

***

Che caratterino la Morty, non trovi? Anche tu hai un darkside così definito? Se vuoi raccontarmi della tua vocina autosabotante, scrivimi all’indirizzo ciao@giovannamartiniello.it. Ti aspetto!

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